ANTONIO PIERETTI – PER UN NUOVO UMANESIMO
IL TESTO CHE SEGUE E’ UN APPUNTO STESO DAL PROFESSORE RIGUARDANTE LA CONFERENZA TENUTA AL CONVEGNO DURANTE L’ASSEMBLEA ANNUALE 2011.
1. Le grandi conquiste raggiunte dalla scienza e dalla tecnica nella seconda metà del Novecento hanno indotto Aldous Huxley, ma non solo, a ritenere che ormai non ci fosse più ragione di occuparsi dell’uomo, dal momento che ogni interrogativo sulla sua origine e sul senso della sua vita avrebbe ricevuto ben presto l’attesa risposta.
2. Da più parti si è pensato che questa “profezia” trovasse un’indiretta conferma nel trionfo della globalizzazione. Attenendosi alla prospettiva economica e sociale che questa dischiude, si è creduto infatti che l’ottica offerta dall’uomo fosse troppo ristretta e inadeguata a cogliere i grandi eventi che caratterizzano la scena del mondo.
3. Tanto ottimismo tuttavia ha trovato repentine e inesorabili smentite in alcuni avvenimenti che hanno segnato la storia degli ultimi tempi. A titolo semplicemente indicativo, possiamo richiamare innanzitutto le catastrofi che si sono registrate in Oriente come in Occidente in seguito ad un uso indiscriminato della tecnologia; poi possiamo considerare i tragici effetti (di cui paghiamo tuttora le conseguenze) di un’economia senza controllo ed esposta alle fluttuazioni selvagge del mercato finanziario.
4. Per far fronte, almeno in parte, a queste sciagure, come è noto, perfino il Paese che ha celebrato il mito del liberismo capitalistico si è trovato nella necessità di ricorrere all’intervento dello stato e di imporre limitazioni consistenti all’attività delle banche. Al tempo stesso, ha espresso un Presidente che, pur con qualche contraddizione, si è dichiarato decisamente a favore della difesa e della salvaguardia dei diritti umani, avviando una riforma sanitaria più equa e più rispettosa dei ceti più deboli.
5. Per far fronte al fenomeno della migrazione è apparsa palese l’insufficienza del criterio di cittadinanza, che gli stati europei hanno preteso di applicare, perché non ha contenuto il fenomeno. L’Italia stessa ha riconosciuto indispensabile attenersi al principio di solidarietà, sollecitando la collaborazione dei Paesi europei.
6. Questi eventi attestano in modo inequivocabile l’esigenza di porre al centro dell’attenzione una politica di dimensioni ultranazionali capace non solo di dirimere le controversie, ma di operare in modo propositivo e fattivo allo scopo di prevenire gli effetti disastrosi di un’economia e di una finanza lasciate a se stesse, nella presunzione del tutto infondata che possano autoregolamentarsi e non oltrepassare limiti ben definiti.
7. Tuttavia, una politica in grado di svolgere questa funzione ha bisogno di un supplemento di etica. È chiamata infatti ad adottare decisioni che hanno come criterio ispiratore la inviolabilità della dignità umana e quindi ad operare scelte che presuppongono la stima e il rispetto per l’uomo, nonché la sollecitudine nei confronti dei suoi bisogni e delle sue necessità.
8. Una politica così intesa si ispira alla giustizia, concepita come uguaglianza. A sua volta la giustizia, perché garantisca a tutti la stessa considerazione e lo stesso trattamento, deve tradursi nel rispetto dei diritti umani, che si identificano con i diritti civili, politici e sociali.
9. Ma ciascun uomo (che sia l’emigrante alla ricerca di una nuova opportunità di vita, oppure il diseredato che chiede l’elemosina ai margini della strada, oppure il giovane alla ricerca di un riscatto sociale) ha una sua specificità ontologica ed etica che mira a realizzare, perché vi ripone una speranza di felicità per se stesso e per i propri cari. Come tale, non va trattato alla maniera di tutti gli altri, ma tenendo conto delle sue aspirazioni, delle sue attese, del suo credo religioso, della sua concezione della vita, della sua identità culturale.
10. Alla politica dunque si deve chiedere di ispirarsi non solo alla giustizia (che considera tutti uguali), ma anche alla solidarietà o, meglio ancora, all’amore (che considera tutti differenti e ciascuno con una propria, irripetibile e inalienabile singolarità).
11. Quanto detto, se si guarda al presente, è mera utopia. Ma, se non si ha il coraggio di guardare al futuro e di sperare, allora si è rassegnati a permettere che il deserto avanzi.
12. Non era forse utopico, per gli uomini del suo tempo, il messaggio che Francesco ha loro proposto? Ebbene, proprio in questo risiede la sua perennità. Solo perché utopico infatti sollecita a pensare e ad avere fiducia nella possibilità di realizzare un mondo diverso.