Articolo di A. Cazzullo del Corriere della Sera su Papa Francesco (proposto da A.M. Costanzo)
Una scossa per tutti
La sfida al mondo vecchio che Jorge Mario Bergoglio ha lanciato con i primi, rivoluzionari gesti del suo pontificato, a cominciare dalla scelta del nome, non è rivolta solo alla Chiesa. È rivolta anche a noi. Ci riguarda. Il coraggio con cui il nuovo Papa intende combattere la corruzione, gli intrighi, l’ostentazione, l’egoismo non si fermerà alle mura del Vaticano o sul sagrato delle parrocchie. Investirà la comunità dei credenti e l’intera società: non solo le autorità politiche, con cui Bergoglio ha sempre avuto rapporti franchi e tutt’altro che compiacenti, dai militari a Menem, da De la Rua ai Kirchner; ma pure le coscienze di tutti e di ciascuno.
È bello avere un Papa che dopo l’elezione non sale sulla Mercedes scura ma sul pullmino con i cardinali, che rimanda i sarti venuti a prendergli le misure per andare a portare un mazzo di fiori alla Madonna, che paga il conto della stanza dov’era ospitato a Roma dopo aver cambiato da solo la lampadina bruciata. Però il carisma fortissimo di papa Francesco non va ridotto a questo, non si esaurisce nel rappresentarlo come «uno di noi». Certo, in una stagione di impoverimento, l’esempio della massima autorità religiosa dell’Occidente che vive – nei limiti che saranno possibili – con uno stile semplice è incoraggiante, e dovrebbe essere di monito a cardinali e politici.
Ma la rivoluzione di Papa Francesco è più ampia. Le sue spalle non intendono solo sostenere la chiesa che crolla, come nel sogno di Innocenzo III affrescato ad Assisi da Giotto. Non è solo la crisi economica la sua angoscia. È la crisi della modernità, che ci colpisce tutti, religiosi e laici, ricchi e poveri. Fa impressione sentire il Papa parlare di «mondanità del demonio», che consiste nel «mettere al centro se stessi. È quello che Gesù vede tra i farisei: “Voi che date gloria a voi stessi, gli uni agli altri”». Non a caso, affacciandosi su piazza San Pietro, Francesco ha invitato i fedeli a dare gli uni agli altri non gloria ma «amore, fratellanza, fiducia». Il Papa denuncia un mondo in cui non c’è rispetto per il prossimo e non c’è fiducia nel domani. Nessuno si fida dell’altro e a maggior ragione della Chiesa e dello Stato.
In molti confondono la mitezza con la debolezza, non onorano i debiti, non confessano più i crimini o anche solo gli errori. Al nichilismo dei tempi il Pontefice ha opposto ieri «edificazione, confessione, cammino». L’ha fatto con stile umile ma potente, da discepolo di san Francesco e da rigoroso soldato della Compagnia di Gesù. Il suo motto è Miserando atque eligendo : avere misericordia per tutti, ma scegliere; distinguere l’innocente e il colpevole, il giusto e l’ingiusto, il meritevole e l’ignavo. Per questo voler imprigionare Papa Francesco nelle categorie di conservazione e progressismo, o peggio ancora destra e sinistra, significa perdere l’occasione che ci offre.
Perché quando suonano le campane di San Pietro, non dobbiamo chiederci se suonano per il segretario di Stato o per la Curia o per lo Ior; esse suonano per noi.
Aldo Cazzullo – editorialista del Corriere della Sera – 15/03/2013