FAME NEL MONDO
Ricordate quelle foto che presentano una giovane mamma con il seno avvizzito a cui si aggrappa un bambino smagrito avido di succhiare qualcosa? Ecco, questa è l’immagine esatta di cosa voglia dire fame nel mondo; una fame concreta diversa dalle immagini di ricchi rappresentanti di popoli (ricchi e poveri) che discutono sul come risolvere il problema della carenza di cibo in tanti paesi.
So che è difficile trovare una ricetta risolutiva. A proposito non posso dimenticare il passato Segretario Generale dell’ONU Perez de Quellar che, nel lontano 1984, mi diceva come nello Shahel, il tentativo improvvido di togliere la fame importando industria, aveva cambiato una stentata agricoltura in agricoltura desertica; e gli ex contadini in operai strutturalmente incapaci di apprendere i ritmi industriali di lavoro.
Ed allora?
Io penso che solo una cultura di attenzione alla fame nel mondo, possa avviare una possibile soluzione. Per questo pongo davanti a me un quadro con alcuni punti di orientamento: “La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi … guardate i gigli dei campi …(Lc. 12,22-34)” Guardate come Dio li nutre e veste. Utopia? No è semplice richiamo alla Provvidenza che noi abbiamo disimparato a conoscere. La Provvidenza di Dio non è un cestello che cala dal cielo, ma è l’intelligenza ed il cuore che Egli ha dato all’umanità. La nostra intelligenza ed il nostro cuore sono lo strumento per dare cibo a chi non ne ha. Se mancano non c’è criterio di fattibilità che tenga.
C’è poi l’egoismo: “ Non potete servire Dio e mammona (Mt. 24)” cioè Dio e il denaro. Dovremmo riscoprire l’economia che non è data per sentirsi grandi ed acquisire potere, ma per guadagnarsi il pane. E con l’economia ci dice qualcosa anche l’austerità che vuol dire uso e non spreco dei beni di consumo; e ci fa capire, ad esempio, che la gomma americana è uno dei non-sensi dei nostri consumi.
Poi c’è il lavoro. E qui san Francesco ci dà una bella lezione quando comanda che i frati tutti lavorino di lavoro onesto; chi non sa impari; e quando il lavoro non è sufficiente a guadagnare il pane, non si vergognino di chiederlo in carità. La carità che vuol dire amore, e diventa giustizia per chi non ha o ha un lavoro che non produce pane a sufficienza.
Queste che ho sopra riportato, sono regole per il Regno di Dio. Qualcuno potrebbe obiettare che sono utopie religiose. Invece è il futuro verso cui la grazia di Dio ci fa camminare. Siamo convinti che queste utopie saranno realtà. Vogliamo essere intelligenti? Cominciamo ad anticipare il futuro. E la via la conosciamo.
G.P.