GIOCHI D’AZZARDO
Guardavo la televisione, come tutte le sere. Il programma che seguivo, come tutte le sere, veniva interrotto dalle pubblicità. Questa volta, però, ci ho fatto caso: ho visto tante, ma tante pubblicità che invitavano le persone a giocare, giocare d’azzardo! Questa cosa mi ha colpito: ma una volta chi giocava d’azzardo non erano le persone che si trovavano nelle fumose bische clandestine? Perché adesso mi invitano in modo così aperto e quasi spudorato? Così ho pensato di guardarmi un po’ meglio in giro per capire se la mia, è stata solo un’impressione momentanea. Mi sono accorto di quanti manifesti, per strada, pubblicizzino l’apertura di sempre più sale da gioco con slot-machines, tavoli da poker e videopoker, sale da Bingo, lotterie, Gratta e Vinci, agenzie per scommesse etc.
Guardando anche il mondo del calcio, mi sono reso conto di quanto siamo continuamente e letteralmente sormontati da inviti a diventare giocatori e scommettitori: sei squadre di club tra serie A e B (Juventus, Palermo, Genoa, Lecce, Sampdoria, Pescara) quest’anno hanno come sponsor delle agenzie di scommesse e addirittura la Serie B, per ragioni di pubblicità, non si chiama più così, ma Serie bwin (altra agenzia di scommesse).
Anche per radio, qualsiasi emittente si ascolti, ti invita a giocare.
C’è da dire, però, che in fondo ad ogni spot c’è la scritta (o si sente la voce che dice) “Gioca il giusto” oppure “Gioca responsabilmente”.
Vorrei, a questo punto, che qualcuno mi dicesse qual è la misura del “giusto” o del “responsabilmente”.
Evidentemente per tanti italiani questa misura non è chiara, come dovrebbe essere secondo tutti gli spot pubblicitari. Infatti pare che in Italia ci siano circa 70.000 persone affette da dipendenza da gioco d’azzardo e non tutti si rendono conto di esserlo: spesso chi gioca in modo compulsivo ha la percezione di avere la situazione sotto controllo. Questo anche perché, soprattutto tra i giovani, il meccanismo della dipendenza si innesta compiendo azioni del tutto innocenti agli occhi di tutti: è emerso, infatti, da recenti ricerche ad opera del CNR che oltre il 60% dei giocatori attivi tra i 15 e 19 anni, gioca utilizzando i Gratta e Vinci. In Italia, tra i giochi d’azzardo, il Gratta e Vinci si colloca al secondo posto per utenza. Stando ai dati emersi dai monopoli, emerge che gli incassi delle lotterie nel 2011 sono stati di 79,9 milioni di euro, a fronte dei 9,37 dell’anno precedente.
Leggendo questi dati, mi viene da fare una riflessione: siamo in un periodo di crisi, un momento molto delicato in cui lo Stato dovrebbe avere un occhio di riguardo nei confronti dei propri cittadini, resi vulnerabili proprio dalle difficoltà economiche che li sovrastano come una Spada di Damocle. Perché, allora, chi dovrebbe difendere e tutelare i propri cittadini, li espone ad uno dei più grandi ed insidiosi rischi (la dipendenza e la disperazione che ne consegue) con il miraggio di (false) vincite facili?
Siamo sempre tanto spaventati quando sentiamo parlare di tossicodipendenti, sappiamo ormai molto bene che sono persone disperate, completamente dipendenti da una sostanza che al momento da loro sollievo e benessere, ma che logora il loro fisico e il loro animo.
Facciamo, allora attenzione. Siamo di fronte ad un fenomeno forse più tremendo della dipendenza da sostanza, si tratta di una dipendenza tutta psicologica e per di più legalizzata: si tratta proprio della dipendenza da gioco d’azzardo.
Visto che è proprio chi pubblicizza la pratica del gioco invita a farlo “responsabilmente”, allora facciamolo davvero, ma non come intendono loro… rendiamoci responsabili del nostro comportamento, ma anche di chi ci sta vicino. Impariamo ad educare i nostri figli a non farsi irretire da una pratica apparentemente innocente, ma potenzialmente distruttiva. Sforziamoci di vegliare sui nostri cari e sui nostri conoscenti perché non cadano in questo baratro.
Agiamo, dunque, “responsabilmente” e sensibilizziamo più persone possibili su questo argomento tanto attuale, quanto poco trattato.
Bruno Broggini