LO SPIRITO DI ASSISI – LETTURA DI ASSISI PAX

SPIRITO DI ASSISI
Non ricordo con precisione le date, ma ho qui sottomano tante foto che ravvivano la mia memoria. Vi parlerò solo di alcuni incontri.
La prima volta, a Santa Maria degli Angeli di Assisi. In Basilica eravamo pochi frati poiché l’incontro con il popolo sarebbe avvenuto sulla piazza antistante con l’adorazione della Eucarestia. Il Papa, vestito dei paramenti sacri era inginocchiato, anzi prostrato, davanti al Tabernacolo dentro la Porziuncola. Il Diacono, un nostro giovane frate dello Sri Lanka, prese la Santa Eucarestia e si formò una piccolissima processione. Il Papa andava dietro racchiuso nel piviale, le mani giunte e il capo chino, quasi a nascondersi dietro Cristo. Fu per me un messaggio forte: Cristo viene prima di tutti e di tutto.

Ricordo ancora il famoso 27 ottobre 1986. Giornata mondiale di preghiera per la pace. Dopo giornate estive, il 27 ottobre si rivelò giornata freddissima. Sulla piazza della Basilica della Porziuncola era in attesa il Ministro italiano degli esteri Andreotti. Non appena Giovanni Paolo II, giunto da Perugia, scese dalla macchina, su Assisi si formò un arcobaleno ad abbracciare l’intera città. Nel frattempo era venuta Madre Teresa di Calcutta. Mi aveva chiesto la possibilità di partecipare alla Santa Messa, ma la Basilica era chiusa ai visitatori ed a tutti. L’unica Messa era nella nostra infermeria. Vi accompagnai Madre Teresa che, dopo la celebrazione, volle andare a visitare ogni singolo frate malato.

Il Papa, sceso dalla macchina, prima di accogliere le varie Delegazioni volle andare a pregare davanti alla Porziuncola. La Basilica naturalmente era vuota di popolo per la sicurezza. Il Papa salì il palco davanti alla Santa Cappella dove poi avrebbe incontrato le Delegazioni, spostò una sedia e si mise in ginocchio a pregare. Due volte andarono a sollecitarlo, ma lui restò in preghiera intensa prima di alzarsi.
Dopo l’incontro con le varie Delegazioni, mia meraviglia fu vedere il Papa salire sul pulmann insieme ai vari Delegati Religiosi. Mai più avrei visto un Papa sul pulmann.
La giornata si svolse come previsto senza alcun inciampo. Solo ricordo piccoli gruppi di contestatori che mostravano vignette col Papa all’inferno in mezzo ai diavoli e contestavano l’iniziativa.
Si arrivò infine al momento solenne e conclusivo della giornata sulla piazza inferiore della Basilica di San Francesco. Eravamo tanti, ma il cielo non si mostrava clemente. Ogni tanto alzavo gli occhi al cielo quasi a controllare la meteorologia e vedevo le nuvole addensarsi a cerchio sulla piazza e poi ritirarsi. Ogni tanto pensavo con tristezza a quel che poteva accadere con uno scroscio di pioggia. Il Papa non avrebbe potuto parlare con conseguenze facilmente prevedibili. Ma le nuvole andavano e venivano a cerchio. Faceva freddo ed una suora prestò al Papa (mi hanno poi detto) il proprio giubbino bianco. Come il Papa terminò il discorso. Con una precisione inimmaginabile, cominciarono a scendere i primi goccioloni di pioggia.
L’arcobaleno all’arrivo; la pioggia al termine. Un segno del cielo?

Poi, dopo la grande giornata conclusa ed esaltata presso la Basilica di San Francesco, era prevista una sobria cena nel refettorio del Sacro Convento. La giornata, infatti, era stata di digiuno. Noi invitati eravamo distribuiti in tavolate. Il Papa giunse in ritardo (si era trattenuto in preghiera presso la tomba del Santo) ma non c’era un tavolo per lui poiché, per rispetto delle Delegazioni, non erano stati assegnati i posti né era stato riservato un tavolo per il Papa. Immaginiamo il momento di preoccupazione. Il sorriso e la cordialità del Papa tolse dall’imbarazzo mentre si recuperava un tavolo anche per lui.

Giornata indimenticabile dunque, importante. Un passo avanti e coraggioso della Chiesa. Poi fu Giovanni Paolo II a dare nome all’avventura: “Lo Spirito di Assisi”. Quante volte ho sollecitato i miei confratelli ed Assisi a dare corpo e visibilità a tale espressione! Ma non ci fu attenzione o coraggio o inventiva. Con P. Nicola Giandomenico spesso cene siamo lamentati. I francescani non seppero prendere al balzo l’opportunità che prevedeva un grosso impegno, ma anche un grande rinnovamento. La pace quindi, tra noi francescani seguitò a restare un elemento secondario della nostra vocazione. Invano ho scritto che san Francesco, nel suo Testamento, ci parla di due rivelazioni. Due, non tre o quattro o una. Rivelazione, non sogno vago. La prima rivelazione è quella di vivere a norma del santo Vangelo; la seconda è che io dicessi “il Signore ti dia pace”. Purtroppo ancora oggi la pace è elemento (al di là delle chiacchiere) di scarso interesse come strada di civiltà. Tutto è confinato a belle parole.
Dunque il Papa dette nome alla esperienza di Assisi: “Lo Spirito di Assisi”. E noi ci domandiamo ancora cosa esso significhi. I più l’intendono come invito a pregare per la pace; ed è anche giusto, ma non è il nocciolo di tale Spirito.
Ho perciò il desiderio di farvi conoscere il mio pensiero a riguardo. Lo “Spirito di Assisi” non è solo riconducibile all’ “essere insieme per pregare”, come comunemente si dice, ma è stato frutto di una intuizione più profonda. Il Papa chiamando a raccolta i Rappresentanti delle varie Religioni del mondo, dietro ed insieme al concetto della preghiera, ha voluto lanciare un messaggio che ancor oggi non è pienamente compreso. Ha voluto porre il discorso spirituale come motore di sviluppo sociale a livello mondiale; e cioè ha inteso dire che la spiritualità non è soltanto buon movimento di anime pie, ma è una delle forze che danno consistenza alle società con la capacità di cambiare il mondo. Per questo ha chiamato a raccolta le varie Religioni quasi per darsi e per dare un impegno ed una strategia comune che porti l’umanità alla pace. Pace che è visione positiva di ogni altra persona e di tutta la realtà e quindi mutamento dell’umano modo di vivere ed agire. Il Papa ha voluto che i Rappresentanti Religiosi fossero coscienti della forza anche sociale della spiritualità e pertanto non si sentissero marginalizzati. Ricordate quando nell’Unione Sovietica ci si domandava con sarcasmo: “Ma quante divisioni ha il Papa?” Ebbene Giovanni Paolo II aveva una risposta da dare che io sintetizzerei così: “Ho la forza della spiritualità che è più forte dei carri armati e delle bombe”.
Del resto anche noi che ci occupiamo di pace nella nostra Associazione “Assisi Pax International”crediamo di avere una forza spirituale e culturale che può far saltare le categorie di questo mondo se saremo tanto intelligenti da usarla.
Concludo dicendo che il prossimo 27 ottobre di questo anno, Papa Benedetto XVI, con altrettanto ottimo intuito, ai Rappresentanti religiosi, aggiungerà gli uomini di cultura da annoverare anche essi nel mondo della spiritualità.
Fr. GianMaria Polidoro