SULLA METODOLOGIA DI PACE

sulla metodologia di pace (dal libro una civiltà di pace):
Ad oggi la nostra razionalità ci ha portato ad una civiltà relativamente “benestante”, almeno ad oggi e in parte dell’occidente ma anche in parte in altri territori.
Questa civiltà, tuttavia, tiene conto ancora di una conflittualità belligerante di base, sia che sia lotta di territorio sia che sia lotta di classe.
Questo perché non si è ancora giunti alla comprensione di un equilibrio tra le ragioni della mente e le ragioni del cuore, ovvero le prime quelle che permettono il benessere e le seconde quelle che permettono di goderne appieno così come quando il cuore batte e si riscalda riempendosi di gioia.
La civiltà di pace è quella che, anche e volendo sopratutto attraverso “l’istruzione e/o l’intercessione divina”, sa porre in equilibrio le ragioni di mente e quelle di cuore, la razionalità e la spiritualità, così come quando il pensiero riesce a materializzare in pieno l’azione l’equilibrio deve essere perfetto, erga omnes.

La razionalità e l’attuale conflittualità competitiva e belligerante non potranno mai ottenere un risultato erga omnes, questo è il difetto di base e ne è il punctum dolens che dimostra in pieno l’errata epistemologia.
Per fare un esempio pratico, anche banale ma che rende l’idea: al nord potranno ritenere arretrato il sud in uno alla civiltà “mafiosa” che non permette di realizzare ciò che è nella “democrazia” nordica. In ciò possono eccedere nel “razzismo” anche per altre differenti forme di arretratezza anche di latri territori, per poi sfruttare quando gli è permesso ogni forma di “arretratezza”… ma anche questa non è da considerarsi metodo “mafioso”? Si, in effetti la conflittualità razionalistica e belligerante sconfina inevitabilmente nella metodologia mafiosa e ciò non permetterà mai, inoltre, il pieno godimento delle “proprie innaturali doti spirituali” e quindi risulterà sempre squilibrata da una parte, che cambia nel tempo e nello spazio. E così via dicendo la regola è sempre “conflittuale belligerante”…
Bisogna per forza individuare sempre il tempo e lo spazio giusto pena la soccombenza? Nella risposta affermativa è implicita la lotta continua proprio per lo stesso tempo e lo stesso spazio. Questa stessa domanda, però, potrebbe farci riflettere che la conflittualità per essere progresso in equilibrio con le ragioni spirituali deve nella premessa essere semplicemente non belligerante in qualsivoglia forma… in questa prospettiva potremmo chiamarla anche dialogo costruttivo, alla cui base vi è comunque un pensiero di pace erga omnes capace di equilibrare la ragione della nostra mente e la misura del nostro cuore (aggiungere etica nicomachea Aristotele con pacta sunt servanda + valori Mariano).

Oggi la nostra razionalità ci porta a non comprendere appieno le ragioni spirituali e quindi a non potere godere appieno dei nostri sforzi. Cambiando la metodologia da conflittuale belligerante in conflittuale costruttiva potremmo porre le basi per un equilibrio tra ragione e cuore, godendo appieno di ogni nostra intelligenza in equilibrio con lo spirito anche “attraverso l’istruzione e intercessione divina”… questà è la base per una civiltà di pace erga omnes.

Ivano Mariano