IL LUPO E FRANCESCO

Si racconta molto di frate Francesco e del lupo di Gubbio. Anche i bambini ne conoscono la storia di come il Santo di Assisi mise pace e portò amicizia tra un lupo feroce e gli abitanti della città di Gubbio. Qualcuno, a dir la verità, prospetta l’ipotesi che il lupo di Gubbio, in realtà, fosse solo un cattivo feudatario dei dintorni, forse di nome Lupo, che angariava la popolazione della città e del contado. Ma noi non abbiamo argomenti per dirimere la questione. Le antiche fonti della biografia del Santo, anche se non molte volte, fanno riferimento al tema Francesco ed i lupi e tanto ci basta per comprendere un rapporto.

Francesco era un uomo che sapeva leggere ovunque i lati positivi ed ovunque vedeva riflessa l’immagine di Dio creatore. E questo non soltanto quando incontrava uomini e donne. Il creato gli parlava di Dio; le erbe e i fiori gli manifestavano la bellezza del Creatore; gli animali gli ricordavano il regno del paradiso terrestre e la figura dolce di Cristo Signore. Egli, se vedeva un vermiciattolo sulla sua strada si chinava a raccoglierlo e posarlo in luogo più sicuro perché non venisse schiacciato dai passanti perché il vermiciattolo gli ricordava Gesù di cui è scritto “io sono verme e non uomo…”. Zittiva le rondini perché, dopo averle ascoltate, voleva che dessero spazio a lui per parlare di Dio alla gente. L’agnello gli ricordava Betlemme ed il Bambino Gesù col suo belare; le allodole assomigliavano ai suoi frati che erano vestiti semplicemente, di bruno,0 come loro. Tutto questo è storia di Francesco che ce lo rende simpatico e molto attuale per la nostra sensibilità nei confronti degli animali.

Ma come introduciamo il lupo nella biografia di Francesco? La “Cronaca di San Verecondo”, cioè di un monastero benedettino tra Assisi e Gubbio, che ancora possiamo visitare in qualche sua parte, ci parla di un fatto simpatico: San Francesco, negli ultimi anni di vita, malato e col segno doloroso delle stimmate impresse nel suo corpo sul monte della Verna, “non potendo più camminare a piedi, viaggiava sul dorso di un asinello. Una sera sul tardi, era quasi notte, egli passava in compagnia di un fratello, per la strada di San Verecondo, cavalcando l’asinello, le spalle malamente coperte d’un rozzo mantello. I contadini, appena lo videro, cominciarono a chiamarlo dicendo: Frate Francesco, resta con noi e non voler andar oltre, perché da queste parti imperversano lupi famelici e divorerebbero il tuo asinello, coprendo di ferite anche voi. E il beato Francesco replicò così: Non ho fatto nulla di male al lupo, io, perché ardisca divorare il nostro fratello asino. State bene, figli miei,e vivete nel timore di Dio! E così frate Francesco proseguì il suo cammino senza imbattersi in sventura di sorta. Questo ci ha riferito uno dei contadini che era stato presente al fatto” (FF 2251).

Questo racconto ci apre la porta alla scoperta del rapporto di Francesco con il lupo. La sua visione della realtà è cristiana e pertanto ogni essere umano è immagine e somiglianza di Dio; ed ogni animale o vegetale o minerale è creatura che ha impressa in sé la mano creatrice di Dio e che quindi ci parla di Dio. Per questo non esiste nella creazione l’essenzialmente cattivo anche se il peccato ha introdotto il male nel mondo. Ma non un male assoluto. Ci sarebbe da parlare, a proposito, della violenza, della vita che mangia la vita ( cfr. il mio Decalogo di san Francesco alla Porziuncola), della stessa cattiveria umana; ma non è questo il luogo per simili discussioni. Francesco sa che la redenzione operata da Cristo ha ricollocato il mondo nella potenzialità della creazione prima del peccato. Gli studiosi del Santo di Assisi parlano di lui come persona che si è talmente riavvicinato alla purezza della creazione, da ristabilire quel rapporto fra le creature, vigente nell’Eden. Un discorso forse difficile da spiegare compiutamente., ma che ci rende ragione di quella risposta data ai contadini: Non ho mai fatto nulla di male al lupo perché ardisca divorare il nostro fratello asino. La Vita I di Tommaso da Celano, al cap. XXI (FF.424-429) ci offre abbondanti notizie sul rapporto di Francesco con gli uccelli, i pesci, il leprotto. Ma poi possiamo suggerire a chi ne abbia curiosità il Trattato dei miracoli sempre del Da Celano al cap. IV (FF 843–855); o la Legenda Major di san Bonaventura al cap. VIII,11 (FF 1159-1160) dove parla espressamente di lupi divoratori di uomini in Greccio. Non cito altri luoghi ché sarebbero troppi, ma ovunque troviamo la delicatezza di Francesco nei confronti degli animali: da frate asino al fagiano.

Ai tempi di Francesco vi era vasta letteratura sui lupi visti come animali feroci e che addirittura assaltavano gli uomini all’interno delle stesse città. (cfr. Gherardo Ortalli, Lupi genti culture, Einaudi 2000). Se tanta copia di fonti ci dicono di queste cose e se la fantasia popolare tanto si è fermata sulla cattiveria del lupo, dobbiamo dar credito a quanto troviamo scritto, anche se adesso gli etologi ci parlano di lupi che non assaltano gli umani se non in momenti di estrema difesa o fame dato che questo animale ha sempre avuto paura dell’uomo a differenza del cane-lupo che dell’uomo non ha paura e che, quindi, è più disponibile ad un eventuale attacco.

Stando così le cose, la storia del lupo di Gubbio potrebbe essere vera come proposta a noi da I Fioretti al cap. XXI (FF 1852). Non sarebbe da parlare di un lupo metaforico, ma di un avvenimento storico anche se poi ingrandito dalla fantasia delle genti. Un racconto che congiunge verità e poesia. Un racconto che parla sì di un lupo, ma che descrive la violenza umana che viene addolcita da Francesco dopo che ne ha individuate le componenti. Il dialogo riportato a noi dal racconto de I Fioretti ci dice che: Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d’Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini; in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s’appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano dalla città, come s’eglino andassono a combattere; e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e’ vennono a tanto, che nessuno era ardito d’uscire fuori della terra.

Una descrizione realistica della situazione che propendiamo a ritenere veritiera in generale. Francesco va incontro al lupo senza timore (ricordiamo il fatto narrato dalla “Cronaca di San Verecondo) e gli parla: Vieni qui frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non facci male né a me né a persona…E lo rimprovera come potrebbe rimproverare una persona: Frate lupo, tu fai molti danni in queste parti, e hai fatti grandi malifici, guastando e uccidendo le creature di Dio sanza sua licenza…ma hai avuto ardire d’uccidere uomini fatti alla immagine di Dio; per la qual cosa tu se’ degno delle forche come ladro e omicida pessimo. E Francesco fece patto con lui obbligandolo a non far male alcuno ad animale o persona e fece patto col popolo obbligandolo a dar da mangiare al lupo: Al lupo disse di fronte al popolo: E tu, frate lupo, prometti d’osservare a costoro il patto della pace, che tu non offenda né gli uomini, né gli animali né nessuna creatura? Ed il lupo acconsentì ponendo la sua zampa nella mano di Francesco. E la gente di Gubbio non fu da meno del lupo: E poi il detto lupo vivette due anni in Agobbio, ed entravasi dimesticamente per le case a uscio a uscio, sanza far male a persona e sanza esserne fatto a lui.

Leggenda ( non sappiamo fino a che punto è leggenda) che nasconde una verità. Ogni cattiveria può essere riportata a pace con una metodologia di pace. Noi abbiamo fondato una associazione Assisi Pax International in cui cerchiamo di scoprire metodologie di pace per una civiltà di pace. Francesco ci ha insegnato molti metodi per riportare la gente a rapporti positivi di pace. Ed alcuni ne abbiamo sperimentati personalmente. Sono efficaci. Fate ritornare la gente alla meditazione del disegno di Dio creatore e fate comprendere loro che è possibile mutare l’odio e la violenza in pace, ed allora il miracolo verrà. Non abbiamo ancora riscoperto il vero rapporto tra uomini/donne ed animali.. Quando sapremo portare l’ecologia al rango di Pace con il creato, avremo scoperto che il lupo, quello bello che vaga sui nostri monti (innamoriamoci guardandone le foto) può essere chiamato frate lupo, ma senza la pretesa di umanizzarlo (cioè senza imporgli con violenza comportamenti simili agli umani). Perché agli animali si deve rispetto se li vogliamo incontrare nella loro animalità che è visione positiva della creazione. La miglior difesa del lupo sta nel vederlo animale selvaggio cui non possiamo attribuire qualifiche morali di bontà o cattiveria. Il lupo è un lupo e basta. In un mondo guastato (religiosamente parlando:guastato dal peccato) siamo chiamati a ristabilire le singole pertinenze e recuperare, dall’alto del dominio umano sulla natura, un rapporto rispettoso con il lupo e gli altri animali; coi fiori e gli altri vegetali: con le pietre e le altre cose create.

fr. GianMaria Polidoro ofm