La giustizia quale antidoto alle guerre
di Antonio Froncillo
Quando, nel 2018, all’indomani della pubblicazione del libro <<Dalle radici delle guerre le ragioni della Pace>>, scritto a quattro mani col Dott. Gerardo Navazio, Presidente di Assisi Pax International, in varie sedi abbiamo presentato gli esiti della nostra ricerca, ho avvertito talvolta, da qualche parte, più una sorta di amicale condiscendenza, che di autentica condivisione e di vero interesse al tema in discussione.
Abituati al dolce clima di pace, di libertà e di progresso, di cui gode il nostro Paese dal 1945, e dimentichi dei tanti conflitti armati sparsi per il mondo, tanto da far parlare Papa Francesco di “terza guerra mondiale a pezzi”, molti vedevano la guerra come un argomento di storia passata, non destinata a sconvolgere mai più le nostre esistenze e ad intaccare minimamente le nostre comodità.
Persino le crude immagini di morte, di dolore, di fame, di distruzione fornite dai telegiornali, viste all’oblò del televisore, al ristoratore calore del caminetto e davanti ad un delizioso pasto, non destavano più turbamento emotivo di una delle tante fiction proposte dalla tv.
Poi, improvvisamente una mattina ci siamo svegliati con la guerra alle porte della nostra casa europea, col sibilo delle bombe e dei missili, che ora avvertiamo non più ad una siderale distanza, coi morti nelle strade della vicina Ucraina, con un patrimonio edilizio ed artistico ridotto in macerie, con una marea di profughi alla ricerca di un porto sicuro per continuare a vivere un futuro per quanto incerto.
Ci siamo improvvisamente svegliati persino con la minaccia di una terza guerra mondiale e qualcuno che minacciosamente brandiva l’arma atomica.
Tutto ciò in un terzo millennio nel quale credevamo che l’uomo avesse raggiunto un grado di civiltà tale da risolvere le divergenze, pur esistenti tra alcune nazioni, col buon senso, col dialogo e con le ragioni della giustizia e non con la forza bruta delle armi, capace solo di scavare trincee di morte e di odio proprio laddove c’è maggiore bisogno di gettare ponti.
Neppure l’ONU, diviso al proprio interno tra ne nazioni che lo compongono, è riuscito a fermare la macelleria umana della guerra ed ha dovuto limitarsi ad esprimere una semplice ed ininfluente deplorazione dell’aggressione armata.
Si avverte, pertanto, il bisogno di qualcosa che valga concretamente a risolvere pacificamente i contrasti, onde prevenire futuri sanguinosi conflitti, i cui prodromi da tempo si annunciano minacciosi.
Nel citato volume sulle cause delle guerre, con l’ottimo Dott. Navazio, conformemente a quanto sosteneva il profeta Isaia, affermavamo che la pace, la tranquillità e la sicurezza sono opera e frutto della giustizia.
La giustizia, a sua volta, quale frutto di quella che Gaio nelle sue <<Institutiones>> chiama <<naturalis ratio>>, non può che fondarsi sul rispetto dell’uomo, che Protagora considera <<misura di tutte le cose>>.
La guerra, che colpisce indiscriminatamente le persone, è, dunque, la morte non solo della giustizia, ma l’aberrazione della stessa natura di chi la determina.
Informarsi al diritto naturale nei rapporti internazionali significa rispettare e favorire l’autodeterminazione dei popoli ed il contemporaneo e più rigoroso rispetto delle minoranze etniche insistenti in un dato territorio, attuato con concrete forme di autonomia regionale.
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