RIPENSIAMO LE NOSTRE RADICI
Carissimi/e,
siamo nell’anno 2024 e l’orizzonte della mia vita mi invita a ricordare gli inizi della nostra Associazione “Assisisi Pax International” quando, a termine del mio impegno in Albania, dove avevo vissuto tempi bellissimi di grandi amicizie e di grandi sofferenze: nel costatare i guasti umani e sociali prodotti dalla mancanza di libertà e pace che aveva colpito un popolo generoso e vivace. Personalmente, nella mia fanciullezza avevo anche io sperimentato cosa è guerra, cosa è assenza di pace e di pane e di casa mia, (cioè della mia famiglia), ridotta in macerie. Portavo nel cuore un desiderio di bene, una riscoperta di fraternità, un desiderio di far qualcosa per il futuro, (qualunque cosa) perché non più mi/ci accadesse di guardare i visi smorti della gente uccisa dalle bombe e visi di persone umiliate nel chiedere un pane. Avevo visto la santa donna, (cioè santa Madre Teresa di Calcutta), sull’aereo che, dopo il pasto dei viaggiatori, passava dicendo: non buttate via quel che non mangiate; “datelo a me” per chi ha bisogno. Una richiesta che assomigliava tanto alle sue parole dette tempo addietro in Assisi dove aveva parlato del dramma dell’aborto ed aveva gridato: “non li uccidete, datele a me quelle creature!”. Carissimi/e queste esperienze furono alla base di un pensiero che, con un certo travaglio, ho tradotto nella espressione “ASSISI PAX” che è radice di questo stare insieme nostro in un lavoro che vorrei/vorremmo di pace nel mondo. Abbiamo noi la capacità e voglia di lavorare per la Pace anche a scapito delle nostre personali fantasie? Far parte del nostro sogno richiede capacità di provar dolore per le sofferenze degli altri e capacità di perdonare chi fa il male “se lo chiede; e se non lo chiedesse, domanda a lui se vuole essere perdonato”, come diceva san Francesco” (FF.235), L’odio va bandito dalla nostra mente e dal nostro cuore. Chi desidera Pace semini pace e noi abbiamo scelto di non confondere l’armistizio con la pace, ma di cercare la Pace dove essa è realmente e cioè in una civilizzazione che nasce dal messaggio di Cristo: “Vi do la mia pace, non come il mondo la dà (Giov. 14,27). Questa civilizzazione è realizzabile se i cristiani, le nazioni nate da progetti cristiani, saranno capaci di creare nuove realtà dove è possibile trovare fraternità, amore, comprensione… E non facciamo finta di non capire come si fa per mettere tutto questo in pratica. E Dio vi benedica.
GianMaria Polidoro ofm, fondatore.