COME PARLARE DI ASSISI PAX

Alcuni nostri amici che si impegnano a propagandare Assisi Pax chiedono maggiori dilucidazioni per poter rispondere con competenza a chi domanda quale sia la proposta della nostra associazione. Mi sembra che una maggiore esemplificazione del paragone dell’arancia possa essere utile per offrire comprensione.
Assisi Pax International è nata per portare avanti un progetto di pace che non sia un generico appello alla bontà o a volersi bene o un bel proposito di comportarsi in modo pacifico. Noi desideriamo offrire un progetto che sembra possa essere perseguito e possa portare frutto. Per questo, prima di tutto, affermiamo che il nostro discorso sulla pace ha come punto chiarificatore una riflessione sul tema della civiltà.
Ci sembra si possa dire che attualmente la civiltà in cui noi viviamo, sia una “civiltà del conflitto” e questo significa che nella nostra società vi è forte tendenza a risolvere tutti i problemi attraverso la conflittualità. Per comprendere meglio il nostro discorso, prima di tutto cerchiamo di fare chiarezza sui termini.
Cosa intendiamo per civiltà?
Rispondiamo che per civiltà noi intendiamo quella tipologia di rapporti che usiamo per vivere le nostre varie relazioni. Ed allora andiamo a vedere quali siano le principali relazioni che noi abbiamo nel cammino della nostra esistenza. Cerco di enumerarne un certo numero che può essere ampiamente accresciuto.
Nella nostra esistenza noi abbiamo rapporti con la Divinità; con la creazione in genere ed in specie; con i nostri simili. Cominciamo a valutare quale tipo di relazioni noi abbiamo con i nostri simili. Abbiamo rapporti sociali di collocazione nella vita (intelligenti e meno, potenti e meno, ricchi e meno, etc. etc.); abbiamo rapporti politici; rapporti economici; rapporti culturali; rapporti familiari; e così avanti fino a rapporti di uso dei beni comuni, dei beni di condominio etc. etc.
Esaminando ed esaminandoci come noi ci comportiamo in questi rapporti, ci accorgiamo che molto spesso (o quasi sempre), quando non andiamo d’accordo, siamo propensi a risolvere i problemi che emergono attraverso atti conflittuali (liti, guerre, avvocati, scontri fisici etc. etc.) per cui, a ben considerare, possiamo affermare che viviamo in una società in cui la conflittualità è norma.
Accolta come ovvia, naturale ed assolutamente non piacevole la via conflittuale nei normali rapporti, emerge in noi il desiderio di pace. Ma la pace che desideriamo, come l’intendiamo? Purtroppo ci preoccupiamo soltanto di abbassare il tasso di conflittualità. Guardate a proposito i vari programmi e le varie esortazioni di quanti parlano di pace. Certamente non male. Ma noi di Assisi Pax pensiamo che si possa fare un grande passo in più intervenendo sulla tipologia delle relazioni; ossia sul tipo di civiltà in cui viviamo. Noi affermiamo che per avere pace c’è bisogno non solo di bontà o di buonismo. C’è bisogno di un mutamento di civiltà; cioè di un altro modo di pensare e di agire. Ecco il senso del libro “Civiltà di pace” che cerca di costruire una civiltà non conflittuale.
Ed allora, cosa vuol fare la nostra Associazione Assisi Pax? Vuole tentare di proporre un cambiamento di mentalità, di civiltà. E questo è l’impegno primo e più grande. Se si riuscirà a portare avanti questo discorso, saremo sulla buona strada per la pace. Ecco quindi la nostra caratteristica da far presente a chi ce ne fa domanda. Altre nostre caratteristiche (aiuto ai paesi sottosviluppati specie con istruzione ed acqua e sanità etc.) sono affiancate a questo disegno culturale che è fondamentale. Tali caratteristiche acquistano senso proprio dall’essere collegate al disegno culturale.
Fatta questa premessa ampia e motivata, possiamo facilmente passare alla parte costruttiva del nostro disegno di pace.

Come costruire allora una civiltà di pace che è il nostro impegno primario?
Torniamo al discorso già illustrato.
Se è vero che noi viviamo in una civiltà del conflitto, per avere pace dobbiamo costruire una civiltà di pace. Come si fa? Ricordate quello che più sopra ho scritto circa la civiltà del conflitto che nasce da una tipologia di rapporti caratterizzati dalla conflittualità? Ebbene, dobbiamo cercare di mutare quelle tipologie vedendo come sia possibile risolvere i problemi con atteggiamenti diversi e pienamente condivisi dalla nostra stessa psicologia perché ci accorgiamo che questa diversità porta maggiore benessere o ricchezza o produttività etc. etc. A questo proposito io sempre dico che la pace è conveniente oltre che possibile. E questo vuole anche dire che è più umana ed in maggiore sintonia con il nostro essere che ne esce rafforzato.
Come fare dunque?
Guardiamo il nostro rapporto sociale. Di fronte ai problemi che possono sorgere, noi rispondiamo con l’atteggiamento culturale del dialogo che vuol dire entrare un po’ nel pensiero e nelle esigenze dell’altro e vederne le ragioni da apprezzare. Oppure guardiamo il rapporto economico. Quando nell’economia c’è conflitto, allora l’economia non cresce e le spese per difenderci sono veramente alte. Io uso portare l’esempio delle nazioni europee abituate ad avere guerre e conflitti in continuazioni. Da quando hanno scoperto il concetto dell’Europa Unita, non ci sono state più guerre guerreggiate e la ricchezza comune è ampiamente cresciuta. A proposito leggete quanto scritto nel libro “Civiltà di pace” al capitolo sulla economia. Quindi quel che noi desideriamo portare avanti è il discorso di come avviarsi a costruire una civiltà di pace, cioè che abbia altre tipologie di rapporti. Tutto quanto si vorrebbe dire tento adesso di spiegarlo meglio con un paragone, un esempio: l’esempio dell’arancia che già molti Soci hanno apprezzato.
fr. GianMaria Polidoro