Le giornate ad Assisi, 5 – 7 giugno 2015

Le giornate ad Assisi, 5-7 giugno 2015

In occasione dell’Assemblea Annuale dei Soci, la nostra associazione Assisi Pax International ha organizzato alcuni eventi importanti. Il primo, di carattere spirituale, ci ha visti riuniti venerdì 5 giugno alle ore 21 in Chiesa Nuova per la Veglia di preghiera per i cristiani perseguitati nel mondo. È stato un momento forte, una  preghiera corale, fatta di recita di salmi, di ascolto della Parola, di meditazione, di silenzi e di canti, alcuni cantati da un coro assisiate. La veglia di preghiera ha voluto essere un segno sia di vicinanza alle sofferenze  dei  nostri fratelli e sorelle messi alla prova per la loro fedeltà al Vangelo sia di un impegno a non disperdere il grande tesoro di fede che  i perseguitati  di oggi ci consegnano. Se di fronte alle persecuzioni nasce spontaneo il grido del salmista Svegliati Signore!, perché dormi, dal salmo 44(43) la nostra fede, ha sottolineato Padre Polidoro,  ci fa anche recitare il salmo 27(26)  in cui riponiamo la nostra speranza e fiducia nel Signore , rinfrancando così il nostro cuore. La veglia si è conclusa con la recita delle  Lodi a Dio Altissimo e il Saluto alla Beata Vergine Maria di san  Francesco, seguita da un bellissimo canto antico alla Madonna eseguito dal coro.

I lavori  della giornata di sabato si sono svolti nella Sala della Conciliazione del Municipio di Assisi. Nella mattina,dopo l’Assemblea Ordinaria, nello “Spazio letterario” è stata presentata da uno dei due curatori, Andrea Amerio,  l’antologia La guerra d’Europa 1914 – 1918 raccontata dai poeti (Ed. Nottetempo). È stato un  singolare itinerario poetico nell’Europa dilaniata dalla grande guerra vissuta da 53 poeti al fronte, di 16 paesi,  che hanno dato voce alla loro esperienza di soldati. I loro versi non parlano solo di atrocità, di gas, dell’inutilità della guerra, ma anche di “verità intime che fanno di un poeta un soldato”. Poesie di guerra da leggere, poesie da meditare. Per noi di Assisi Pax  International cito un verso di Pessoa  “Avendo per conseguenza la morte, la guerra prova che è falsa” (p. 149).

Nel pomeriggio l’evento centrale, un incontro per “capire il presente”, dedicato a “L’Islam oggi”. Due i relatori in programma: Domenico Quirico, giornalista e inviato de “La Stampa” di Torino,  autore de  Il grande Califfato e Michele Brignone, docente di lingua araba e incaricato del corso sul pensiero politico arabo-islamico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e segretario scientifico della Fondazione Internazionale OASIS.

Dopo i saluti del Presidente e il messaggio del vice sindaco di Assisi, ci si è collegati con D. Quirico il quale,  essendo in partenza per il Sud Sudan, ha dovuto rinunciare alla  presentazione del suo ultimo libro sul Grande Califfato, ma ha voluto ugualmente partecipare al convegno via Skype.

Rispondendo alle domande, ha parlato del ruolo del giornalista inviato in contesti  di guerra, quali sono i luoghi del Grande Califfato, di cambiamenti  geo-politici in atto, di cristiani in fuga e di jihadisti credenti. Come ha sottolineato, quella del  giornalista è una missione etica, è una testimonianza di “esperienza portata alla coscienza attraverso la commozione”. Il giornalista deve essere con le persone, deve raccogliere il silenzio e raccontare attraverso la condivisione del dolore dell’altro. La storia contemporanea, ha aggiunto,  è dolore, che bisogna portare  in superficie e togliere dal fango. Il racconto dell’inviato è una fotografia sulla realtà in precisi momenti,  è un racconto ancorato a luoghi. Luoghi che stanno cambiando, che si stanno svuotando lasciando spazi vuoti dove si è persa ogni traccia della presenza dell’uomo e  dove  si è rotto il rapporto fra una comunità e la terra. Non vi è dubbio che “Stanno accadendo cose gigantesche” e che “Qualcuno sta cercando di far ruotare l’asse della storia a 360°”. Affermazioni che fanno riflettere.

Se la storia è già cambiata, come sostiene Quirico, non basta una “fotografia” sulla cruda realtà, ma diventa  ancor più necessario capire cosa sta succedendo nel mondo islamico.

L’intervento di Brignone  su La riforma nell’Islam: il dibattito e i suoi protagonisti, ci ha portato nel cuore del dibattito all’interno dell’Islam in rapporto alla modernità, prendendo come esempio paradigmatico l’Egitto.  Qui il dibattito sull’Islam e il  suo ruolo nella società e nello Stato si è riacceso in seguito all’invito che il  presidente  egiziano al-Sisi ha rivolto alle autorità religiose della grande  istituzione islamica del Cairo  al-Azhar al fine di promuovere un pensiero più illuminato all’interno dell’Islam.  Il concetto di  riforma nell’Islam non è nuovo se si pensa ai principi “rivoluzionari” , proposti  oltre un secolo fa da due studiosi, Al-Afghânî e‘Abduh, alla base delle diverse  interpretazioni e  definizione di Islam oggi.

Il dibattito tra le varie correnti è ora più acceso  nel tentativo di rinnovare il pensiero islamico, di restituire più dinamismo alle società islamiche e nell’affrontare il tema del riscatto politico e il problema della violenza.  E per rispondere alla domanda “Cosa significa essere musulmani oggi?”. La corrente islamista guarda all’Islam delle origini e vuole lo Stato fondato sulle norme islamiche. La corrente liberista vuole liberarsi degli appesantimenti delle interpretazioni con il rischio che venga a mancare ogni autorità di riferimento. In tale dibattito, non privo di analogie con il dibattito in altri contesti, non sarà sufficiente la correzione di certe  interpretazioni da parte di al-Azhar, ma sarà importante anche il ruolo della politica e degli intellettuali che vorrebbero avanzare proposte più coraggiose. (1)

Il dibattito all’interno dell’Islam, interpella anche noi.  Con quale identità andiamo ad incontrare l’altro? si chiede Padre Bejan, del Centro Francescano Internazionale per il Dialogo (CEFID), nel suo breve intervento. Non si può che convenire sulla necessità di riformare anche il nostro  cristianesimo per incontrare l’altro, più consapevoli  della propria identità di cristiani. Sulla stessa linea è l’intervento di Lotti, Coordinatore Nazionale della Tavola della Pace. Infine,  l’intervento dell’Ammiraglio Veri ha contribuito a meglio comprendere la situazione in Libia e le sue conseguenze nel Mediterraneo.

Dopo i saluti conclusivi, alle ore 18, ci si è trasferiti all’Auditorium “P.E. Nicolini” per il Concerto Note di Pace a ricordo dei cristiani perseguitati nel mondo e, in generale,  di coloro che subiscono persecuzioni e violenze a causa della professione di una propria fede religiosa. La brillante esecuzione  del Quartetto d’Archi e i brani eseguiti da rimembranze e tema da “Schindler’s List” (J. Williams) alle musiche di Brahms, Shostakovic, Gardel, Piazzolla, Vivaldi e Morricone hanno entusiasmato e commosso il pubblico, creando un’atmosfera di pace e serenità che la buona musica sa comunicare.

In particolare, i due brani meditativi iniziali sono stati preceduti da una breve introduzione  che ha voluto ricordare la vasta  produzione musicale compiuta da un numero straordinariamente elevato di artisti di diversa nazionalità, internati nei campi di concentramento. Erano musicisti di generi diversi che hanno coltivato instancabilmente l’ispirazione compositiva e la volontà di suonare, anche alla presenza dei propri aguzzini, nonostante l’orrore della deportazione, le sofferenze patite fino alla morte nelle camere a gas. Alcuni studiosi di oggi, musicisti di origine ebraica, hanno raccolto parte di questo straordinario patrimonio, lo hanno catalogato e intendono completarne la ricerca in modo da restituire tali opere al pubblico, nella normalità di un qualsiasi cartellone concertistico nei teatri del mondo, platea che ne potrà dare un giudizio obiettivo così come i musicisti stessi avrebbero desiderato.

Al termine del concerto, nel corso di un’intervista rilasciata ad un’emittente televisiva privata, si è fatto cenno anche all’esperienza orchestrale mista, con componenti di nazionalità araba ed israeliana, promossa dal direttore d’orchestra Daniel Baremboin, figlio di genitori ebrei di origine russa, a testimonianza che la musica non conosce confini né barriere e che è possibile un dialogo a partire dalle giovani generazioni e dagli artisti.

 La giornata si è conclusa con la cena dell’amicizia con  i soci e i relatori.

La Santa Messa in Chiesa Nuova la domenica mattina ha concluso le giornate in Assisi.

Giornate intense che ci hanno arricchito il cuore e la mente.

 Maria Rosina Girotti

(per la parte finale, relativa al concerto Note di pace, contributo di Anna Maria Costanzo)

  1. Per un approfondimento dell’argomento si rimanda a:
  • D. Quirico, Il grande Califfato, Ed. Neri Pozza (I Colibrì), Vicenza, 2015.
  • Oasis (rivista), “L’Islam al crocevia. Tradizione, riforma, jihad”,Anno 11° n.21, Maggio 2015