FRATI MINORI

Per essere frate minore per prima cosa si ha bisogno di idee chiare.
Frate minore non è una professione “io faccio il frate”. E’ il frutto di una chiamata e quindi, quando si ragiona ed agisce per far carriera, per comandare, per stare sopra, allora non si è frate minore.
Questo è il primo punto necessario. Appena mi accorgo che faccio qualcosa per diventare qualcuno, vuol dire che ho sbagliato strada.
Il frate minore fa qualcosa perchè crede che quel qualcosa sia la risposta alla chiamata.

Se ti manca il senso della chiamata, il riferimento all’Alto, in quel che sei e fai, allora vuol dire che non sei frate minore.
Si fa presto a capire se sei o non sei frate minore: se sei invidioso, geloso, arrivista (c’è una ammonizione di San Francesco a riguardo) non sei frate minore. Non cè bisogno che qualcuno te lo dica. Quando sei in contrasto oppure non ami veramente sino a “metterti dopo” il tuo fratello, allora non sei frate minore.

Se invece ti accorgi subito delle belle qualità del tuo fratello e le apprezzi, allora si che sei frate minore. E se accogli il giorno come te lo manda il  Signore interagendo con la sua grazia, allora sei frate minore.
La quantità delle preghiere non ti fanno frate minore. Ti ci fa la sincerità ed il fatto che, dopo essere stato con Dio, sai stare con i fratelli. Parlare molto di fraternità non ti fa frate minore.

Essere attento a quel che pensano e desiderano i tuoi fratelloi, anche quando usano un linguaggio che ti sembra poco spirituale, questo ti fa frate minore.
San Francesco ha dato due modi per riconoscere un frate minore e le chiamate “rivelazioni”, nel suo testamento.

La prima è che dovessi vivere a norma del “Santo Vangelo”. Cioè come gli apostoli.

La seconda è “che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace”. Cioè che il mio operare fosse quello di abbattitore di mura d’inimicizia. Il frate minore che non operasse, ovunque nel proprio campo di lavoro, in modo da togliere le conflittualità, non sarebbe frate minore.
Così è scritto e non lo si può cambiare.

Una educazione non parte dai fatti, non costituisce il frate minore. I convegni, gli incontri nazionali ed internazionali, i capitoli spirituali, e gli stessi esercizi spirituali non costruiscono il frate minore se manca l’operare di ogni giorno. La catechesi di Matteo porta le Beatitudini subito al quinto capitolo. Sembra voglia sottolineare che le Beatitudini non sono punto di arrivo, ma punto di partenza.
Io educo il frate minore facendolo vivere a norma del santo Vangelo, con le ristrettezze degli apostoli, le ansie degli apostoli, i ritiri degli apostoli, le fatische degli apostoli.

Il frate minore comincia così: subito si rimbocca le maniche ed eseque quel che vede scritto nel vangelo; solo dopo, se ne avrà bisogno, chiederà la spiegazione a santa madre Chiesa. Così è la spirtualità di Francesco. Se leggi bene i suoi scritti, ti accorgi che hanno questo paragigma: “nel Vangelo è scitto così e così; dunque i frati facciano così e così”. Oppure: “i frati facciano così e così, perchè nel Vangelo è scritto così e così”. Questo è un ritorno agli inizi come mentalità. E’ ovvio che la mentalità vada gestita con le misure del tempo corrente. Ma non con le mode del tempo corrente. Con la saggezza dell’esperienza e senza bisogno di tanta psicologia che, a volte, vizia il rapporto interumano, facendoci giudici gli uni degli altri. Non dico che la psicologia non conta, ma che sta parecchio dopo e forse non serve quando la tua giornata è piena e faticosa.

 Il frate minore si guadagna il pane ogni giorno e non ha tempo per fare sempre nuove esperienze. L’esperienza è quella di Gesù Cristo e del lavoro quotidiano. Francesco parla della necessità del lavoro anche manuale. Dice: chi non sa impari, per fuggire l’ozio.  L’ozio offre tanto tempo per pensare l’inutile e fantasticare su chiamate di Dio di cui Dio forse non è a conoscenza.

 A chi vuol essere frate minore, ti prego di dire:
vieni e vedi; veni e fa. Rimboccati le maniche per il Regno di Dio. Non c’è bisogno di convegni per lavorare nella vigna del Signore. Basta la pratica del lavoro.

Fr. GianMaria Polidoro ofm