GIORGIO LA PIRA

Giorgio La Pira il sindaco di Firenze potrebbe presto essere proclamato santo. Noi lo ricordiamo particolarmente perché a suo tempo iniziò alla grande una attività di promozione della pace.

ROMA, lunedì, 5 novembre 2007 (http://www.zenit.org/ – ZENIT.org).- “La causa di canonizzazione di Giorgio La Pira cammina speditamente.” afferma il Cardinale José Saraiva Martins, C.F.M., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi in una intervista concessa al quotidiano della Santa Sede, “L’Osservatore Romano” in occasione dei trent’anni dalla morte di Giorgio La Pira (1904-1977) e per la benedizione della sua nuova tomba.

La salma del “sindaco santo” di Firenze è infatti stata traslata dal cimitero periferico di Rifredi, dove nel 1977 fu sepolto, all’interno della basilica, dove abitava condividendo la preghiera, da terziario domenicano, con i frati.

“Ho conosciuto La Pira quando ero seminarista qui a Roma. Rimasi subito affascinato. E l’ho sempre seguito. La mia ammirazione per lui è sempre più grande. Per me è uno dei modelli più alti di santità laicale”, ha dichiarato.

“Il mondo, la Chiesa ha bisogno di santi come La Pira. Penso al suo coraggio, alla sua speranza, al suo essere cristiano senza paura di professare la propria fede in ogni situazione”.

Il porporato ha quindi lodato “la sua testimonianza di povertà”, “il suo distacco dal danaro, il suo passare per le strade di Firenze con la gioia di chi è davvero povero tra i poveri”.

“Per questo la sua testimonianza profetica non è superata; è ancorata a Cristo”.Il suo vero carisma, era “la capacità di essere testimone della speranza cristiana, dovunque, nella Chiesa, nella vita pubblica, nel mondo”.

Giorgio La Pira nasce a Pozzallo (Ragusa) il 9 gennaio 1904 da un’umile famiglia. Laureatosi in Giurisprudenza si trasferisce a Firenze, dove nel 1934 ottiene la cattedra di Diritto romano e dà vita alla Messa di San Procolo per l’assistenza spirituale e materiale dei poveri, così chiamata dalla chiesa abbandonata che la ospitò inizialmente.

Icontrerà Cristo all’età di vent’anni e nel 1924 vive “la prima santa Pasqua”. Tra il 1929 ed il 1939 svolge un’intensa attività da studioso che lo mette in contatto con l’Università Cattolica di Milano. Si dedica appieno all’Azione Cattolica giovanile e alla pubblicistica cattolica, scrivendo in numerose riviste, tra cui il famoso Frontespizio.

Nel 1939 fonda e dirige la rivista Principi nella quale – in pieno regime fascista, che ne vieterà presto la pubblicazione – pone le premesse cristiane per un’autentica democrazia.

Arriva poi il 1943, anno di nascita del foglio clandestino San Marco, mentre la polizia segreta fa di tutto per arrestarlo. Raggiunta Roma, nell’anno successivo tiene all’Ateneo Lateranense – su iniziativa dell’Istituto Cattolico Attività Sociali – un corso di lezioni pubblicate sotto il titolo Le premesse della politica.

Sindaco di Firenze dal 1951 al 1958 e poi nuovamente dal 1961 al 1965 lasciò una traccia indelebile nella coscienza e nel volto di questa città attraverso le numerose realizzazioni amministrative e le straordinarie iniziative di carattere politico e sociale. Moltissime le opere di ricostruzioni da lui promosse nella periferia, e costante il suo impegno a difesa dei lavoratori e a sostengo dei poveri.

Giocò un ruolo importante nella elaborazione della Carta Costituzionale sostenendo il valore immanente della persona emana e l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali; lottando anche per l’inserimento del diritto al lavoro come elemento inalienabile della dignità dell’uomo.

Il 6 gennaio 1951, in ginocchio davanti all’altare di San Flippo Neri nella Chiesa Nuova a Roma, La Pira capisce che la sua nuova vocazione è quella di dedicarsi interamente alla pace.

In una lettera inedita del 16 aprile 1974, resa nota da “L’Osservatore Romano” (4 novembre 2007) scriverà che la pace è legata alla pace della famiglia di Abramo e al destino politico, storico e geografico dei popoli che vivono in Terra Santa.

Nel recarsi nel 1959 in URSS, La Pira, davanti al Soviet Supremo al Cremlino, affrontò oltre alla questione del disarmo anche il tema della libertà religiosa come elemento essenziale di un processo completo di edificazione pacifica. Negli incontri tenuti con gli intellettuali più rappresentativi del paese, invece, esortò più volte a disfarsi dei rottami dell’ateismo di Stato.

Emblematici i “Convegni per la pace e la civiltà cristiana”, promossi da La Pira a Firenze dal 1952 al 1956, allo scopo di favorire l’amicizia tra cristiani, ebrei e musulmani.

La Pira lavorò sempre al servizio del bene comune, sottraendosi ai condizionamenti del potere ed alla ricerca del prestigio o dell’interesse personale. Alimentò sempre l’impegno civile e politico con la preghiera, in una continua tensione tra contemplazione e azione.

Nutriva una profonda devozione per la Santissima Trinità e in merito all’importanza dell’Eucaristia affermava: “Il cristianesimo è tutto nell’Eucaristia […]. Così si edifica il corpo di Cristo, il popolo cristiano, la città di Dio e, sul suo modello, la città umana […]. L’Eucaristia organizza il popolo del Signore, edifica le città, i popoli, le nazioni e la civiltà”.